Camera di Compensazione, monete complementari e banche

Durante l’evento NAStartupPlay del 18 maggio scorso, Roberto Garavaglia ha chiesto a Francesco Pagano, socio fondatore, se Camera di Compensazione (CdC) si evolverà in una moneta complementare (tipo Sardex, per intenderci). Questa domanda ha avviato nei giorni successivi un momento di riflessione e confronto con gli altri soci su cosa è attualmente Camera di Compensazione e cosa vogliamo che diventi “da grande”, giungendo ad alcune conclusioni che vogliamo condividere con tutti.
1) CdC non è e non potrà 𝐦𝐚𝐢 essere una moneta complementare. Una moneta è un “titolo” che un acquirente consegna ad un fornitore in cambio di una contropartita. Il fornitore, a sua volta, acquisterà con quella moneta dei beni/servizi e così via in cascata. Anche nel caso di monete virtuali (p.es. bitcoin), ci si scambia un titolo (token) che potrà essere speso in futuro. CdC invece fa scambiare crediti in modalità istantanea, non in futuro. Detto altrimenti, CdC non ha un token che i suoi utenti possono conservare per spenderlo dopo, la transazione avviene nell’immediato, compensando in un sol colpo una medesima quantità di debiti e di crediti.
2) Per questo motivo CdC si può sposare benissimo ad una moneta complementare, senza doverla sostituire. Anche per le banche vale lo stesso ragionamento: CdC non farà scomparire le banche perchè non apporta nuovi capitali, ma restituisce alle aziende una liquidità che esse già posseggono, ma che è “nascosta” e inutilizzabile. Una banca veramente etica potrebbe, o meglio 𝐝𝐨𝐯𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞, offrire CdC come servizio ai suoi clienti, completando l’offerta con gli usuali servizi finanziari quando la compensazione non viene trovata.